mercoledì 2 novembre 2011

Di quale coscienza ci si può fidare?

“L’uomo coglie e riconosce gli imperativi della legge divina attraverso la sua coscienza, che è tenuto a seguire fedelmente in ogni sua attività per raggiungere il suo fine che è Dio. Non si deve quindi costringerlo ad agire contro la sua coscienza”
questo è un documento del Concilio Vaticano II [1]

La domanda è: di quale coscienza ci si può fidare? Di una “conoscenza” teorica imparata dai libri, dall’esperienza del vissuto personale, o in base a quel che suddetto come una regola scritta a priori nel cuore dell'uomo?  Sicuramente no! E' necessario avere: una coscienza resa sensibile dalla presenza di Dio attraverso una vera “metanoia” vale a dire una mente rinnovata dallo Spirito Santo! L’uomo non ubbidisce agli imperativi della legge divina perché li riconosce validi, l’Apostolo Paolo nello scrivere ai Corinzi dice: Ma la conoscenza non è in tutti; anzi alcuni, avendo finora consapevolezza dell'idolo, mangiano come di una cosa sacrificata all'idolo; e la loro coscienza, essendo debole, ne è contaminata.

L’insegnamento era: non mangiare le cose sacrificate agli idoli, ma come allora anche nella nostra era, la coscienza di molti ha le “cotiche” negli occhi.

La morale cristiana è ormai quella del permissivismo e l’etica quella della situazione e della convenienza. L’Apostolo Paolo si preoccupa della sua coscienza: <Per questo io mi sforzo di avere continuamente una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini>. Atti 24,16

Se l’uomo non deve essere costretto ad agire contro la sua coscienza, è necessario che questa sia arresa a Dio, per essere irreprensibile e di conseguenza affidabile, al contrario non potrà mai raggiungere il suo fine: Dio.

Gli imperativi della legge divina, non sono scritti a priori nella coscienza dell’uomo, essi si apprendono e maturano in un cuore che sceglie con piena convinzione di “cambiare” o per usare un termine biblico di “convertirsi” solo allora volontariamente la coscienza comprenderà la nuova legge: quella dell’amore!   

L'amore è paziente, è benigno; l'amore non invidia, non si mette in mostra, non si gonfia, non si comporta in modo indecoroso, non cerca le cose proprie, non si irrita, non sospetta il male; non si rallegra dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità, tollera ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L'amore non viene mai meno. 1 Cor. 13, 4-8

 

  


[1] Dichiarazione Dignitatis Humanae
Approvata il 7 dicembre 1965

2 commenti:

  1. E' una bella riflessione, credo che si siano toccati dei punti molto importanti , la rileggero' con calma a presto Annamaria Sgueglia

    RispondiElimina
  2. Grazie Annamaria, solo il Signore può rendere sensibile la nostra coscienza.

    RispondiElimina