lunedì 5 marzo 2012

TORNATE ALLA FORTEZZA Testo Zacc. 9,12.


TORNATE ALLA FORTEZZA, O VOI PRIGIONIERI
   DELLA SPERANZA, 
OGGI STESSO DICHIARO CHE TI
       RENDERO' IL DOPPIO. 
(istruiti nel cuore dalla sapienza)
Testo Zacc. 9,12.









Dopo un lungo periodo di 70 anni di prigionia per il popolo d’Israele, Dio fa udire la Sua voce di speranza attraverso i profeti. Dapprima attraverso Aggeo l’incoraggia a ricostruire le mura e il tempio di Gerusalemme, poi sotto la guida di Zorababele li guida verso la libertà, ma non tutti hanno nutrito nel cuore la speranza di rivedere la propria terra, il tempio di Gerusalemme, e le proprie città. Le parole del profeta Zaccaria sono imperative: tornate alla fortezza o voi prigionieri della speranza. Altri traducono istruiti nel cuore dalla Sapienza.

COS’E’ LA SPERANZA? L’A. T. ce la presenta come attendere con impazienza; il verbo stativo che esprimeva uno stato d’animo era bhatah: piena fiducia in Dio oppure hàsà: nascondersi in Dio, sotto le Sue ali, colui che spera, si rifugia in Dio, si sottomette alla Sua volontà, ed è consapevole che spesso è messo alla prova. Nel N.T. la speranza è rivolta sempre ad un bene, per questo fatichiamo e lottiamo (dice l’apostolo Paolo a Timoteo) perché abbiamo posto la nostra speranza nell’Iddio vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini (1) Tim 4,10). La speranza nel N.T. fa parte delle tre virtù teologiche insieme alla fede e all’amore. Paolo sviluppa la teologia della speranza: il suo oggetto è la gloria di Dio e di Cristo, gioire nella speranza di diventare partecipi della gloria di Dio. 
Abramo sperò contro speranza e diventò padre di molte nazioni. 
QUAL’E’ L’atteggiamento dell’anima che spera? S’appoggia sulla fede, perché nasce da essa, manifesta amore perché crede nel bene, ma è sostenuta e aiutata da altre virtù, quali: la pazienza nel sopportare con costanza, la pietà, l’auto controllo e la perseveranza, creando così una comunione con le sofferenze di Cristo. (fil.3,10) Alcuni non desiderano sentire il termine sofferenza, amano sentire soltanto quello della vittoria. Il termine vittoria presuppone una battaglia, non c’è vittoria senza battaglia! La battaglia è contro noi stessi a volte, contro il nostro "io" che non desidera essere elevato all'etica di Cristo e abbassato nell'orgoglio. Esso segue una morale facile, ma alla fine non raggiunge il traguardo della fede!
Quante prove avevano sopportato questi prigionieri: percosse, mali temporali, afflizioni, eppure continuavano a sperare nel Signore e liberatore d’Israele, considerando la prova una purificazione dell’anima. Il popolo d’Israele conosceva bene il termine fortezza, tra loro era usuale parlare con simboli, e allegorie. “l’Eterno è la mia rocca e la mia fortezza, il mio liberatore il mio Dio, la mia rupe in cui mi rifugio, il mio scudo, il corno della mia salvezza il mio alto rifugio. Salmo 18, 2)
Le fortezze erano rappresentate da mura alte 6mx4 di larghezza elevate attorno alla città attorniata da sentinelle armate e valorosi soldati. La chiesa oggi combatte contro il diavolo che vuole abbatterla, poiché il combattimento nostro non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono ne' luoghi celesti. Efesini 6,12
Io sono un muro di fuoco attorno a te dice il Signore! Perchè hai posto in me la tua speranza, Io ti custodirò, ti preserverò e avrò gli occhi su di te. HASA’: TORNA ALLA FORTEZZA, RIVESTITI DELLE ARMI SPIRITUALI!  VEGLIA SEMPRE COME UNA VERA SENTINELLA, SCENDI SUL CAMPO DI BATTAGLIA E RIPRENDITI CIO’ CH’E’ TUO.