Etica umana dopo il peccato e le due città
Il mondo delle inclinazioni [Agostino]
1. Dio ha voluto far provenire gli uomini da un solo uomo non solo
per far
convivere il genere umano nella identità
della natura, ma anche per inserirlo mediante lo stretto legame della
comune origine nella unità dei rapporti col
vincolo della pace.
Il genere umano non era destinato alla
morte di
ciascun individuo se i primi due, di cui
l’uomo non proveniva da altro individuo, la donna da lui, non l’avessero
meritata a causa della disobbedienza. In
tal modo fu commesso da loro un così grande peccato che la natura
umana incorse nella depravazione, perché
furono trasmessi anche ai posteri la soggezione al peccato e il destino
della morte.
Il potere della morte prevalse al punto da
sospingere per la dovuta pena nell’abisso della seconda
morte, che non ha fine, tutti gli uomini
se la non dovuta grazia di Dio non ne avesse liberato un certo numero. È
avvenuto così che, sebbene numerosi e
grandi popoli sussistano nel mondo con diverse religioni e costumi e si
distinguano per notevole diversità di
lingua, armamento e abbigliamento, tuttavia non si abbiano più di due tipi di
umana convivenza.
Giustamente secondo il linguaggio della
sacra Scrittura potremo definirli le due città. Una è
degli uomini che intendono vivere secondo
la carne, l’altra di coloro che intendono vivere secondo lo spirito,
ciascuna nella pace del proprio stile di
vita; e quando conseguono il fine a cui tendono, vivono, ciascuna, nella
pace del proprio stile di vita.
Vivere secondo la carne.
2. 1. Prima dunque si deve esaminare che cosa significa vivere
secondo la carne, che cosa secondo lo spirito. Chi
infatti interpreta le nostre parole di
primo acchito, perché non ricorda o non riflette al modo con cui si esprime la
sacra Scrittura, può pensare che i
filosofi epicurei vivono secondo la carne, perché hanno riposto il bene sommo
dell’uomo nel piacere sensibile.
Allo stesso modo pensano altri i quali
hanno ritenuto in qualunque senso che il
sommo bene dell’uomo è il bene materiale e
tutta la massa d’individui che non ragionano in quel modo in base a
una dottrina ma, portati dalla sensualità,
sanno godere soltanto dei piaceri che percepiscono con i sensi. Al
contrario si potrebbe pensare che gli
stoici, i quali ripongono il sommo bene dell’uomo nell’animo, vivano
secondo lo spirito.
L’animo dell’uomo è appunto lo spirito. Ma
stando all’insegnamento della divina Scrittura si
rileva che tutti e due vivono secondo la
carne. Essa certamente considera carne il corpo dell’essere animato
terreno e mortale, come quando dice: Non
ogni carne è la medesima; una cosa è infatti quella dell’uomo e altra
quella del mammifero, degli uccelli e dei
pesci.
Però si vale del significato di questa
parola in molti altri sensi.
Usando una delle varie forme del
linguaggio figurato considera carne l’uomo stesso, con quella figura che è la
parte per il tutto, come in questo passo: Non
ogni carne sarà giustificata dalle opere della legge 3. Ha certamente
voluto intendere ogni uomo.
Lo indica esplicitamente di seguito quando
soggiunge: Nessuno nella legge è
giustificato, e nella Lettera ai Galati: Poiché
sapete che l’uomo non è giustificato dalle opere della legge. In
questo senso figurato s’intende: E il
Verbo si è fatto carne, cioè uomo. Non interpretando bene alcuni hanno
pensato che il Cristo fosse privo
dell’anima umana.
Talora al contrario si prende il tutto per
la parte, come in quel
passo del Vangelo in cui sono riportate le
parole di Maria di Magdala che dice: Hanno sottratto il mio Signore e
non so dove lo hanno riposto . Intendeva certamente soltanto la carne
del Cristo, che riteneva sottratta dal
monumento in cui era sepolta. Così come
parte per il tutto col termine carne s’intende l’uomo, come indicano i
passi che sopra abbiamo citato.
Le opere della carne secondo Paolo.
2. 2. Richiede troppo tempo discutere e compendiare i molti sensi in
cui la sacra Scrittura usa il termine carne.
Quindi per poter trattare il significato
di vivere secondo la carne, che è un male sebbene non lo sia il concetto di
carne, esaminiamo con attenzione un brano
della Lettera ai Galati dell’apostolo Paolo.
Egli dice: Sono note le
opere della carne, che sono le
fornicazioni, le impurità, la lussuria, l’idolatria, i malefizi, le inimicizie,
le
discordie, le rivalità, le animosità, i
litigi, le fazioni, le invidie, le ubriachezze, le gozzoviglie e vizi simili a
questi.
Vi avverto, come già ho fatto, che chi
compie tali azioni non erediterà il regno di Dio.
Tutto questo brano della
lettera dell’Apostolo, per quanto attiene
all’argomento in questione, bene interpretato, può risolvere il problema
del significato di vivere secondo la
carne. Fra le opere della carne, che ha dichiarato note e ha condannato dopo
averle passate in rassegna, non troviamo
soltanto quelle che riguardano il piacere della carne, come fornicazioni,
impurità, lussuria e ubriachezze,
gozzoviglie, ma anche quei pervertimenti dell’animo che si presentano esenti
dal
piacere della carne.
Ognuno capisce che idolatria, malefizi,
inimicizie, discordie, rivalità, animosità, litigi, fazioni,
invidie, sono piuttosto pervertimenti
dell’animo che della carne. Può avvenire talora che a causa dell’idolatria o
dell’errore di qualche fazione ci si
astenga dai piaceri sensibili.
Tuttavia col testo dell’Apostolo si prova
che anche
in tal caso l’uomo vive secondo la carne,
quantunque sembri reprimere e dominare le passioni della carne, e si
dimostra che compie le biasimevoli opere
della carne proprio per il fatto che si astiene dai piaceri della carne.
Certamente le inimicizie si sentono
nell’animo, eppure non v’è alcuno che, rivolgendosi a un suo nemico o
presunto nemico, gli dice: “Tu hai della
malacarne contro di me” e non piuttosto: “del malanimo”. Infine se si
udisse parlare delle carnalità, per così
dire, non si dubiterebbe di assegnarle alla carne, così non si può dubitare
che le animosità appartengono all’animo.
Quindi il Dottore delle genti nella fede e
nella verità considera opere
della carne questi pervertimenti e simili
soltanto perché, secondo il discorso figurato con cui si usa la parte per il
tutto, col termine carne intende indicare
tutto l’uomo.
Il corpo può rivestirsi d'immortalità.
3. 1. Se si dice che la carne nella condotta immorale è l’origine di
tutti i vizi, perché l’anima agitata dalla carne si
comporta di conseguenza, senza dubbio non
si riflette attentamente sull’intera natura dell’uomo. Infatti il corpo
corruttibile appesantisce l’anima.
Anche l’apostolo Paolo, nel discutere del
corpo corruttibile sul quale poco
prima aveva dichiarato: Sebbene il
nostro uomo esteriore si corrompa, afferma: Sappiamo che, sebbene sarà
disfatta la casa di creta, nostra dimora
quaggiù, riceveremo un’abitazione da Dio, una casa non costruita da
mano d’uomo, nei cieli. Infatti sospiriamo
in questo stato perché desideriamo di rivestirci del nostro corpo che è
dal cielo, a condizione però di essere
trovati già vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questa dimora,
sospiriamo appesantiti perché non vogliamo
esserne spogliati ma rivestiti più intimamente affinché ciò che è
mortale sia assorbito dalla vita.
Dunque siamo appesantiti dal corpo
corruttibile ma, sapendo che la causa
dell’appesantimento non sono la natura e
l’essenza del corpo ma la sua corruzione, non vogliamo essere spogliati
del corpo ma essere rivestiti della sua
immortalità. Anche allora sarà corpo ma, poiché non sarà corruttibile, non
appesantirà. Quindi ora il corpo
corruttibile appesantisce l’anima e la dimora di creta asservisce il senso che
percepisce molti oggetti. Tuttavia coloro i quali pensano che
tutti i mali spirituali provengano dal corpo sono in
errore.
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