martedì 8 ottobre 2013

Etica umana dopo il peccato

Etica umana dopo il peccato e le due città
Il mondo delle inclinazioni [Agostino]

Nella storia si profilano le due città.
1. Dio ha voluto far provenire gli uomini da un solo uomo non solo per far
convivere il genere umano nella identità della natura, ma anche per inserirlo mediante lo stretto legame della
comune origine nella unità dei rapporti col vincolo della pace.

Il genere umano non era destinato alla morte di
ciascun individuo se i primi due, di cui l’uomo non proveniva da altro individuo, la donna da lui, non l’avessero
meritata a causa della disobbedienza. In tal modo fu commesso da loro un così grande peccato che la natura
umana incorse nella depravazione, perché furono trasmessi anche ai posteri la soggezione al peccato e il destino
della morte.

Il potere della morte prevalse al punto da sospingere per la dovuta pena nell’abisso della seconda
morte, che non ha fine, tutti gli uomini se la non dovuta grazia di Dio non ne avesse liberato un certo numero. È
avvenuto così che, sebbene numerosi e grandi popoli sussistano nel mondo con diverse religioni e costumi e si
distinguano per notevole diversità di lingua, armamento e abbigliamento, tuttavia non si abbiano più di due tipi di
umana convivenza.

Giustamente secondo il linguaggio della sacra Scrittura potremo definirli le due città. Una è
degli uomini che intendono vivere secondo la carne, l’altra di coloro che intendono vivere secondo lo spirito,
ciascuna nella pace del proprio stile di vita; e quando conseguono il fine a cui tendono, vivono, ciascuna, nella
pace del proprio stile di vita.
Vivere secondo la carne.
2. 1. Prima dunque si deve esaminare che cosa significa vivere secondo la carne, che cosa secondo lo spirito. Chi
infatti interpreta le nostre parole di primo acchito, perché non ricorda o non riflette al modo con cui si esprime la
sacra Scrittura, può pensare che i filosofi epicurei vivono secondo la carne, perché hanno riposto il bene sommo
dell’uomo nel piacere sensibile.

Allo stesso modo pensano altri i quali hanno ritenuto in qualunque senso che il
sommo bene dell’uomo è il bene materiale e tutta la massa d’individui che non ragionano in quel modo in base a
una dottrina ma, portati dalla sensualità, sanno godere soltanto dei piaceri che percepiscono con i sensi. Al
contrario si potrebbe pensare che gli stoici, i quali ripongono il sommo bene dell’uomo nell’animo, vivano
secondo lo spirito.

L’animo dell’uomo è appunto lo spirito. Ma stando all’insegnamento della divina Scrittura si
rileva che tutti e due vivono secondo la carne. Essa certamente considera carne il corpo dell’essere animato
terreno e mortale, come quando dice: Non ogni carne è la medesima; una cosa è infatti quella dell’uomo e altra
quella del mammifero, degli uccelli e dei pesci.

Però si vale del significato di questa parola in molti altri sensi.
Usando una delle varie forme del linguaggio figurato considera carne l’uomo stesso, con quella figura che è la
parte per il tutto, come in questo passo: Non ogni carne sarà giustificata dalle opere della legge 3. Ha certamente
voluto intendere ogni uomo.

Lo indica esplicitamente di seguito quando soggiunge: Nessuno nella legge è
giustificato, e nella Lettera ai Galati: Poiché sapete che l’uomo non è giustificato dalle opere della legge. In
questo senso figurato s’intende: E il Verbo si è fatto carne, cioè uomo. Non interpretando bene alcuni hanno
pensato che il Cristo fosse privo dell’anima umana.

Talora al contrario si prende il tutto per la parte, come in quel
passo del Vangelo in cui sono riportate le parole di Maria di Magdala che dice: Hanno sottratto il mio Signore e
non so dove lo hanno riposto . Intendeva certamente soltanto la carne del Cristo, che riteneva sottratta dal
monumento in cui era sepolta. Così come parte per il tutto col termine carne s’intende l’uomo, come indicano i
passi che sopra abbiamo citato.
Le opere della carne secondo Paolo.
2. 2. Richiede troppo tempo discutere e compendiare i molti sensi in cui la sacra Scrittura usa il termine carne.
Quindi per poter trattare il significato di vivere secondo la carne, che è un male sebbene non lo sia il concetto di
carne, esaminiamo con attenzione un brano della Lettera ai Galati dell’apostolo Paolo.

Egli dice: Sono note le
opere della carne, che sono le fornicazioni, le impurità, la lussuria, l’idolatria, i malefizi, le inimicizie, le
discordie, le rivalità, le animosità, i litigi, le fazioni, le invidie, le ubriachezze, le gozzoviglie e vizi simili a questi.
Vi avverto, come già ho fatto, che chi compie tali azioni non erediterà il regno di Dio.
Tutto questo brano della
lettera dell’Apostolo, per quanto attiene all’argomento in questione, bene interpretato, può risolvere il problema
del significato di vivere secondo la carne. Fra le opere della carne, che ha dichiarato note e ha condannato dopo
averle passate in rassegna, non troviamo soltanto quelle che riguardano il piacere della carne, come fornicazioni,
impurità, lussuria e ubriachezze, gozzoviglie, ma anche quei pervertimenti dell’animo che si presentano esenti dal
piacere della carne.
Ognuno capisce che idolatria, malefizi, inimicizie, discordie, rivalità, animosità, litigi, fazioni,
invidie, sono piuttosto pervertimenti dell’animo che della carne. Può avvenire talora che a causa dell’idolatria o
dell’errore di qualche fazione ci si astenga dai piaceri sensibili.
Tuttavia col testo dell’Apostolo si prova che anche
in tal caso l’uomo vive secondo la carne, quantunque sembri reprimere e dominare le passioni della carne, e si
dimostra che compie le biasimevoli opere della carne proprio per il fatto che si astiene dai piaceri della carne.

Certamente le inimicizie si sentono nell’animo, eppure non v’è alcuno che, rivolgendosi a un suo nemico o
presunto nemico, gli dice: “Tu hai della malacarne contro di me” e non piuttosto: “del malanimo”. Infine se si
udisse parlare delle carnalità, per così dire, non si dubiterebbe di assegnarle alla carne, così non si può dubitare
che le animosità appartengono all’animo.

Quindi il Dottore delle genti nella fede e nella verità  considera opere
della carne questi pervertimenti e simili soltanto perché, secondo il discorso figurato con cui si usa la parte per il
tutto, col termine carne intende indicare tutto l’uomo.
Il corpo può rivestirsi d'immortalità.
3. 1. Se si dice che la carne nella condotta immorale è l’origine di tutti i vizi, perché l’anima agitata dalla carne si
comporta di conseguenza, senza dubbio non si riflette attentamente sull’intera natura dell’uomo. Infatti il corpo
corruttibile appesantisce l’anima.
Anche l’apostolo Paolo, nel discutere del corpo corruttibile sul quale poco
prima aveva dichiarato: Sebbene il nostro uomo esteriore si corrompa, afferma: Sappiamo che, sebbene sarà
disfatta la casa di creta, nostra dimora quaggiù, riceveremo un’abitazione da Dio, una casa non costruita da

mano d’uomo, nei cieli. Infatti sospiriamo in questo stato perché desideriamo di rivestirci del nostro corpo che è
dal cielo, a condizione però di essere trovati già vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questa dimora,
sospiriamo appesantiti perché non vogliamo esserne spogliati ma rivestiti più intimamente affinché ciò che è
mortale sia assorbito dalla vita.

Dunque siamo appesantiti dal corpo corruttibile ma, sapendo che la causa
dell’appesantimento non sono la natura e l’essenza del corpo ma la sua corruzione, non vogliamo essere spogliati
del corpo ma essere rivestiti della sua immortalità. Anche allora sarà corpo ma, poiché non sarà corruttibile, non
appesantirà. Quindi ora il corpo corruttibile appesantisce l’anima e la dimora di creta asservisce il senso che
percepisce molti oggetti. Tuttavia coloro i quali pensano che tutti i mali spirituali provengano dal corpo sono in
errore.


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