martedì 27 dicembre 2011

VITA RELIGIOSA E VITA SPIRITUALE


VITA RELIGIOSA E VITA SPIRITUALE

Vita religiosa non vuol dire sempre vita spirituale; dove è presente la liturgia, la
dottrina, l'organizzazione ecclesiastica è anche presente la vita religiosa, ma non
sempre nel mezzo di queste cose esiste la vita spirituale.
La vita religiosa si può materializzare come tante altre manifestazioni di vita, ed
anzi la tendenza più naturale dell'uomo è quella di sottrarre la vita religiosa dal
dominio e dalla potenza dello Spirito.
La ragione di questa tendenza è facilmente comprensibile: Nella vita spirituale
l'uomo rappresenta soltanto un elemento inerte, subordinato, si potrebbe addirittura
dire accessorio; nella vita materiale l'uomo rappresenta invece un elemento attivo e
cosciente che domina e controlla tutti o quasi tutti i fenomeni. -
L'uomo preferisce essere un dominatore e non un dominato perché preferisce
vivere sul piedistallo della propria esaltazione piuttosto che nel ricetto del proprio
annichilamento. Per questa ragione la vita religiosa si differenzia dalla vita spirituale
e s'incontra più spesso e più in abbondanza di questa.
Ci sono tante religioni nel mondo e quindi ci sono tante diverse forme di vita
religiosa, ma sostanzialmente una forma equivale l'altra come una religione
s'avvicina ad un'altra religione. Questa verità vale purtroppo anche in relazione alle
molteplici confessioni cristiane; le forme religiose anche qui sono varie e sono
diverse, ma praticamente s'incontrano e s'identificano.
Una differenza profonda, una differenza d'essenza non esiste fra le varie
forme di vita religiosa, ma soltanto fra vita religiosa intesa nel senso abusato di
questo termine e vita spirituale. Formalismo ecclesiastico denominato in un modo
o formalismo ecclesiastico denominato in un modo diverso è sempre formalismo
ecclesiastico e le eventuali varietà di metodo o di schemi non possono distruggere
o modificare la sostanza reale della cosa.
Infatti la liturgia di una denominazione si differenzia quasi sempre da quella
di una denominazione diversa, ma quando la liturgia è unicamente formalità
religiosa la differenza è soltanto apparente. Qualche volta anche la dottrina di un
movimento è in conflitto e presenta differenze con la dottrina di un altro movimento,
ma quando la dottrina è soltanto una filosofia religiosa, un'idea astratta, una teoria,
le due dottrine sostanzialmente si equivalgono.
Chiamarsi di un nome o di un altro; appartenere ad un movimento, ad una
chiesa, ad una denominazione non significa affatto vivere una vita spirituale.
Etichette cristiane ce ne sono in notevole quantità e di molteplici colori, ma le
etichette non creano il contenuto del vaso, neanche se sono le etichette più seducenti o
più impegnative. Ricordiamoci che oggi i nomi tendono a trasformarsi in termini
vuoti, privi di significato e noi possiamo incontrare facilmente espressioni come
«cristiano», «evangelico», «santo» che non vengono affatto attribuiti ad uomini o
movimenti cristiani, evangelici o santi. Per questa ragione l'apostolo Paolo ricordava
ai «suoi giorni» che non tutti coloro che si chiamavano israeliti erano veramente
israeliti.
Quindi la vita religiosa spesso è soltanto una falsificazione della vita spirituale.
Si presenta sotto i nomi più impegnativi e con quei nomi vuol far credere di
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possedere le più grandiose e gloriose realtà spirituali, ma purtroppo dietro le
etichette, le denominazioni, gli articoli di fede, presenta soltanto il vuoto più
desolante e l'aridità più opprimente.
Un servo di Dio affermava anni indietro che molti cristiani «non sono più quello
che dicono di essere e non credono più a quello che dicono di credere...» Questi
cristiani vivono una vita religiosa e sono ancora membri di una denominazione, hanno
anche un credo ed una dottrina, ma tutto è falso, tutto è vuoto, tutto è formale,
tutto è esteriore.!”
Che cosa è venuto meno nella loro vita? Che cosa, che cosa ha trasformato la
vita spirituale in vita religiosa?
La risposta non è difficile perché non è difficile individuare la causa del
fenomeno. La chiesa ha dimenticato od ha trascurato un elemento fondamentale
di vita: lo Spirito! La trascuranza ha prodotto la tragica metamorfosi perché un
orciuolo d'olio, un piccolo orciuolo d'olio di riserva può determinare una grande
differenza fra cinque vergini avvedute e cinque vergini stolte o negligenti. Un popolo
religioso. può essere nettamente distinto in rapporto a questo unico trascurato
elemento. La chiesa che possiede l'olio è la chiesa che realmente può accendere la
propria lampada, che realmente è pronta per l'incontro desiderato, che realmente può
entrare nel festino nuziale, ma la chiesa che non possiede il piccolo orciuolo è la chiesa
che soltanto apparentemente vive la sua vita spirituale.
Vita spirituale vuol dire vita con lo Spirito. Lo Spirito suscita, muove, regola la
vita; tutto nasce dallo Spirito, tutto si compie con lo Spirito, tutto ha uno scopo ed un
fine nello Spirito.
Nella vita spirituale infatti il credente trova il proprio principio e la propria
sussistenza, soltanto nello Spirito e perciò dire che sta in comunione con lo Spirito è
dire meno della realtà e dell'esperienza. Lo Spirito ed il credente, od il credente e lo
Spirito cercano e trovano la realizzazione di una compenetrazione che giunga
veramente all'assorbimento dell'umano nel divino. Il credente si muove nelle sfere
dello Spirito; vive nel cielo e siede nel cielo in Colui per il Quale gli sono stati aperti
i tesori del Regno spirituale.
Lo Spirito, in altre parole, diviene per lui veramente il «Paracletos» che è ad
uno stesso tempo, il Difensore, l'Animatore e il Consigliere. Difensore, Animatore,
Consigliere: è utile considerare questi attributi che ci vengono suggeriti dal nome
stesso dello Spirito.
«Difensore»: Nella vita spirituale il credente pone la propria personalità e la
propria professione di fede sotto l'autorità legale dello Spirito Santo; il difensore
divino parla per lui, imposta i programmi di difesa e sviluppa tutti i temi relativi ai
cimenti giudiziari del protetto.
«Animatore»: Lo Spirito Santo solleva, incoraggia, conforta, consola ed il
credente che vive una vita spirituale, non
ha bisogno di altri mezzi per ritemprare le proprie energie perché ha ogni
cosa nello Spirito e dallo Spirito.
«Consigliere»: Il Paracletos suggerisce, guida, consiglia perché il credente, nella
vita spirituale, non ha nessuna reale competenza per agire nelle sfere soprannaturali
e quindi può essere reso idoneo per compiere le sue azioni soltanto dallo Spirito.
Nel linguaggio classico dell'antichità « Paracletos » era il nome dato all'avvocato
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della difesa e cioè a colui che aveva la nobile missione di incoraggiare, consigliare ed
alfine difendere fino al punto di fare propria la causa dell'imputato. Se Cristo ha
promesso l'assistenza dello Spirito presentando lo Spirito stesso con questo nome,
dobbiamo accettare che nella vita cristiana lo Spirito non può essere considerato
un accessorio marginale; i credenti devono ricevere lo Spirito e sottoporre loro stessi
allo Spirito.
Essi sono dei «carcerati», ma hanno un «Paracletos» che è tutto per loro e a
questo difensore celeste affidano la loro vita perché sia guidata, consigliata,
incoraggiata, difesa. Nella vita spirituale quindi lo Spirito è tutto ed il credente è
un debole sottoposto che dipende da Lui e riceve ogni cosa da Lui: dallo Spirito «
riceve » gioia e coraggio, dallo Spirito «dipendono» programmi, parole, azioni e
dallo Spirito soltanto «dipendono» le grandi battaglie e i grandi cimenti. Tutto viene
dalla potenza dello Spirito e si conclude nella potenza dello Spirito.
Può avvenire, qualche volta, che la vita cristiana di una chiesa o di un credente
risulta priva di elementi spettacolari e clamorosi, ma non per questo cessa di essere
vita soprannaturale, cioè vita spirituale. Nelle piccole, come nelle grandi cose, tutto
viene dallo Spirito e porta il segno inconfondibile dello Spirito.
Lo Spirito è tutto; è il fiume stesso della gloria di Dio che porta il credente,
abbandonato ad Esso, come un fragile detrito e lo porta verso le sponde eterne della
luce e della verità.
La vita spirituale si differenzia dalla vita religiosa per le condizioni che impone ed
è utile ricordare che la sottomissione a queste condizioni è indispensabile per poter
vivere fuori dalle vane forme religiose. Non si può vivere una vita spirituale, infatti, se
non si possiede lo Spirito e se manca un amore ardente per lo Spirito.
Ma c'è anche un'altra condizione fondamentale posta per poter vivere una reale
vita spirituale e questa è la santificazione, cioè la separazione dal peccato, la
separazione dal mondo, la separazione dalla natura umana.
Il mondo è uno dei più fieri nemici dello Spirito perciò è scritto che «chi si vuole
rendere amico del mondo si rende nemico di Dio». Dove il mondo è accolto, lo Spirito
è espulso e quindi nessuno può vivere una vita spirituale e mantenere comunione con
il mondo.
Quando la Scrittura ci parla del «mondo» presenta davanti a noi il quadro di tutte
le cose che possono rappresentare un antagonismo con lo Spirito: «il presente
secolo» «mammona», «la superbia della vita», «la vanità e la gloria umana»,
«la moda ed i facili piaceri». Il mondo contiene tutte queste cose e tutte queste
cose fanno il mondo. Avere relazione e comunione con queste cose significa escludere
lo Spirito dalla propria vita perché queste cose e lo Spirito sono in perenne
conflitto.
La vita spirituale si è rarefatta nel seno della cristianità, proprio in conseguenza
della tragica circostanza che il mondo è entrato nelle chiese, nelle case e nella vita dei
cristiani. E' difficile incontrare credenti che sappiano resistere agli allettamenti della
moda o alla tentazione delle ricchezze; è difficile che le consuetudini del mondo e che i
piaceri del mondo siano oggi banditi come pericolose manifestazioni, dalla chiesa del
Signore. Il mondo vive nella chiesa e la chiesa non vive più nello Spirito, ma assieme
al mondo.
La vita religiosa invece si può vivere anche assieme al mondo; è possibile
conciliare, accordare i più diversi elementi perché in fondo la vita religiosa è una
creazione umana e, come tutte le creazioni umane, non conosce regole fisse e leggi
stabili, ma tutto viene sistemato mediante una legge di adattamento e di opportunità.
Vita spirituale vuol dire separazione, separazione dal mondo ed anche
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separazione dal peccato e dalla natura umana; il male, l'orgoglio, la presunzione, la
saggezza umana, la prudenza terrena, la diligenza ed il fervore umano sono tutti
elementi contrari allo Spirito. Questi elementi possono esistere ed esistono in larga
misura nella vita religiosa, ma non possono esistere e sono incompatibili con la vita
spirituale.
Possiamo incontrare uomini molto religiosi, molto ferventi, molto zelanti; uomini
sempre attivi, sempre pronti per compiere opere ecclesiastiche... che non hanno il più
piccolo grado di spiritualità. Sono guidati da loro stessi, ispirati dalla propria mente,
stimolati dal proprio zelo naturale; essi sono gli avversari più decisi dello Spirito o
almeno sono tanto ostili allo Spirito quanto quelli che vivono e si corrompono nei
peccati della loro carne.
Lo Spirito esige una sottomissione che sia un arrendimento totale, un'umiltà che
sia annichilimento completo. Lo Spirito vuole essere amato, cercato, invocato e non
può quindi benedire la vita di coloro che non hanno tempo o non sentono il bisogno di
cercarLo continuamente; si può affermare che nella vita religiosa esiste un assurdo: si
prega senza cercare lo Spirito; non soltanto manca la guida e l'intervento dello Spirito
nella preghiera, ma manca anche l'invocazione dello Spirito a mezzo della preghiera.
Preghiere formali, meccaniche, che fanno parte di un bagaglio di vanità perché
costituiscono l'ipocrita vestimento di un popolo che vuole apparire spirituale mentre è
soltanto religioso nel senso più superficiale di questo termine abusato.
L'antitesi fra queste due diverse ed opposte forme di vita appare quindi come un
fenomeno interiore; all'esterno, ove esistono le manifestazioni visibili, può anche
presentare un'identità di fisionomia, ma all'interno, nella sede dei sentimenti e delle
realtà spirituali, il contrasto si delinea in tutta la sua vivacità. E' vero, ripetiamo, le
due forme di vita possono manifestare delle somiglianze esteriori, ma non possono
mai conciliare la divergenza che nasce dal fatto che l'una è suscitata dallo Spirito, è
alimentata dallo Spirito, è controllata dallo Spirito e si evolve e si sviluppa nella
volontà dello Spirito, mentre l'altra raggiunge i suoi effetti esclusivamente con i mezzi
e gli stimoli di una causa naturale od umana.
E' ovvio che la differenza sostanziale non esiste soltanto in relazione all'uomo e al
tempo, ma esiste anche in relazione a Dio e all'eternità. La vita religiosa non è gradita
a Dio e non è approvata da Dio; la vita religiosa non produce frutti che rimangano per
l'eternità.
La vita spirituale invece è la vita stessa dello Spirito e perciò è la vita di Dio, la
vita benedetta in Dio, la vita glorificata oltre il tempo, nell'eternità.
Quest'ultima considerazione dovrebbe bastarci per misurare con lo sguardo della
fede l'abisso che separa la vita religiosa dalla vita spirituale. A che vale professare una
confessione di fede e vivere una regola ecclesiastica se questi elementi non conducono
la nostra anima verso Dio e verso la gloria?
Perché questa distanza abissale possa apparire chiaramente a tutti, desideriamo
ripetere i termini del problema o definire ancora le caratteristiche del fenomeno
affinché la conclusione possa dare enfasi a quanto esposto precedentemente.
Affermiamo: La vita religiosa è quel genere di vita manifestata da quelle
organizzazioni ecclesiastiche o da quegli individui religiosi che posseggono tutti gli
elementi esteriori del servizio, del culto, della dottrina, senza possedere però lo Spirito
o, meglio ancora, senza essere posseduti dallo Spirito.
La vita spirituale invece è la vita dell'organismo cristiano: « la chiesa ». E' una
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vita che trova la sua causa ed i suoi effetti nello Spirito. Non c'è servizio all'infuori di
quello voluto e guidato dallo Spirito; non c'è culto oltre quello suscitato e reso dallo
Spirito; non ci sono azioni, non ci sono parole, non ci sono programmi ispirati da
calcoli umani, saggezze umane, prudenze umane: tutto nasce dallo Spirito, si muove
nello Spirito, si conclude in Dio.
Per questa ragione vita religiosa possiamo incontrarne in larga misura, perché
l'uomo «nell'idolatrare se stesso» ha saputo approfittare anche del piedistallo della
religione, ma vita spirituale non può, non potrà mai essere trovata in abbondanza
perché essa esiste soltanto dove la personalità umana è stata sconfitta dalla reale
potenza della grazia di Dio, e dove lo Spirito può manifestare la Sua presenza in
maniera sovrana.
Roberto Bracco.

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